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Creato: 29/03/2018 – Aggiornato: 18/03/2021
Il diabete è una delle malattie più insidiose dei nostri giorni. Fino a poco tempo fa, era molto diffuso nei paesi occidentali. Ultimamente, però, si sta espandendo a macchia d’olio, contando parecchi pazienti anche nei paesi in via di sviluppo.
Complice anche lo stile di vita molto sedentario, la poca attività fisica e l’alimentazione scorretta, forse per il fin troppo facile accesso e per il basso costo del cosiddetto junk food, il diabete di tipo 2 colpisce sempre più persone ogni anno.
Solo in Italia interessa circa il 5,5% della popolazione, ossia ben oltre 3 milioni di persone. A questi andrebbero aggiunti poi un ulteriore milione di “pazienti incoscienti della propria malattia”. Sono in molti i diabetici che, infatti, ignorano di soffrire di diabete e/o la malattia non gli è stata ancora diagnosticata.
Per i larghi numeri che raggiunge, si intuisce come questa malattia sia non solo una delle più invalidanti per la popolazione, ma anche una delle più onerose per il Sistema Sanitario Nazionale. La sfida odierna è quella di prevenire l’insorgenza e trovare cure alternative. Lo scopo è doppio. Riequilibrare gli scompensi insulinici e limitare gli altri disturbi legati al diabete, come quelli microvascolari (retinopatia diabetica e piede diabetico), macrovascolari (cuore e arterie) e nefrologici.
Per fortuna, si è raggiunta una nuova frontiera di farmaci per la cura del diabete. I medicinali DPPIV inibitori (inibitori della dipeptidil-peptidasi IV), GLP1 analoghi (glucagon-like peptide 1) e SGLT2 inibitori (cotrasportatore sodio/glucosio 2) sono tutti farmaci di nuova generazione che pongono un faro di speranza nella cura, o meglio lotta, contro il diabete.
Il loro raggio d’azione fa sì che i pazienti non incorrano in problemi legati all’ipoglicemia. Ciò perché col diabete si cercano di abbassare i livelli di glicemia somministrando, tra le altre cose, l’insulina.
Curando in maniera efficace i livelli di glicemia del sangue, si prevengono tutte le conseguenze cardiovascolari legate al diabete. L’utilizzo di questi farmaci riduce infatti l’ospedalizzazione e la mortalità legata a scompensi cardiaci.
Il contraltare di questi farmaci è il loro costo. Sono infatti molto onerose le spese che il Sistema Sanitario Nazionale deve sostenere per consentire ai malati di diabete di potersi curare con i nuovi medicinali.
Anche se tutto ciò andrebbe visto più come un investimento. Curando i diabetici in modo efficace, si riducono le probabilità che possano contrarre le cosiddette complicanze croniche. Nel lungo periodo verrebbero quindi a ridursi i costi per la cura dei pazienti diabetici.
Il diabete è l’epidemia del nuovo millennio, un convegno per studiare nuove cure e strategie
Proprio per discutere del diabete e delle nuove frontiere di cura rappresentate dalle classi di farmaci suddetti, si è tenuto a Occhiobello, in provincia di Rovigo, il convegno Diabete, epidemia del nuovo millennio. Strategie di cura e sostenibilità a confronto.
L’incontro è stato creato e promosso da Motore Sanità, ente volto all’informazione, alla formazione e alla sensibilizzazione in campo scientifico/sanitario. Evento patrocinato dal distretto Lions clubs International – Distretto 108tb Italia, la famosa associazione umanitaria internazionale.
Lo scopo dell’incontro è quello di diffondere la conoscenza del diabete. Si punta alla promozione di uno stile di vita diverso che sia capace di prevenire la patologia. Piuttosto che curare la malattia è infatti meglio combattere i fattori di rischio associati. Fra questi vanno ricordati: sovrappeso e obesità, alterazione di lipidi nel sangue, come il colesterolo, e la pressione alta.
Per prevenire l’insorgenza di una malattia come il diabete può essere d’aiuto, oltre a uno stile di vita sano e attivo, il seguire una dieta capace di ostacolarne la progressione.
La dieta oloproteica riduce infatti la massa grassa, ossia il tessuto adiposo, poiché va a intaccare proprio quelle porzioni di tessuto dove si concentra maggiormente il grasso.
Questa dieta agisce limitando i livelli di insulina nel sangue, diminuendo la massa addominale, salvaguardando il pancreas ed evitando che il diabete di tipo 2 possa poi modificarsi nel ben più temibile diabete di tipo 1.